Le superfici omogenee, ultrabrillanti, dai colori saturi in modo innaturale fanno ormai parte del nostro concetto di foto ed è un'idea difficile da rimuovere.
Ma andiamo con ordine.
Sabato avevamo un appuntamento di lavoro a Venezia e così abbiamo approfittato per fare un giro, scoprire qualche calle a noi ancora sconosciuta, gustare qualche ombra di rosso e andare a vedere una mostra spettacolare:
Berengo Gardin - Storie di un fotografo
La più completa antologica realizzata ad oggi, oltre 130 immagini splendidamente stampate, rigorosamente in bianco e nero e, come dice il timbro apposto sul retro delle sue fotografie, "Vera fotografia non corretta, modificata o inventata al computer".
La grana di cui parlavo prima l'abbiamo trovata proprio su queste foto. In alcune, complici il forte contrasto e l'ingrandimento, faceva apparire l'immagine come un dipinto a china. In altre rendeva i soggetti materici, tridimensionali. Per me è stata protagonista proprio come lo erano quegli "attimi di vita sospesa, senza tempo" (per citare la presentazione della mostra) immortalati dalla pellicola. Una calda emozione!
Non conoscete Berengo Gardin? Niente paura, in rete si trova tutto il suo immenso archivio ma tra queste immagini credo che troverete qualcosa di familiare.
Berengo Gardin è sempre stato contrario all'uso del digitale nella fotografia ed è un convinto sostenitore della foto pura, senza ritocchi in postproduzione. L'unica eccezione l'ha fatta per provare la nuova Leica M Monochrome (ne avevo parlato qui). È uscito in strada, ha fatto due passi e ha scattato questa foto:
Le sue impressioni sono state positive. Le mie, vedendo questa foto, sono di rispetto e ammirazione per un uomo che a 83 anni è così innamorato del suo lavoro e ha così tanta curiosità da volersi mettere ancora in gioco.
Venezia vista dall'alto. La Giudecca è l'onda sotto il pesce.
La facciata della Casa dei Tre Oci (casa dei tre occhi)
Tutte queste foto le ho scattate con la mia vecchia compatta Olympus C5060 in manuale e in RAW.
Fatto che ha rallentato notevolmente il salvataggio e la visione, tanto da non permettermi di ricontrollare lo scatto appena fatto. Sembrava di essere tornato alla pellicola, quando dovevi per forza aspettare sviluppo e stampa per sapere se ne usciva qualche immagine decente. È stato divertente ed emozionante al tempo stesso. In tema con la mostra appena vista.
Alla fine non abbiamo resistito all'acquisto del catalogo (dove, come sempre, le foto non rendono al massimo) e della locandina in formato 70x100 che va ad inaugurare una nuova collezione da mettere in bella vista su questa parete:
A sinistra, più in piccolo, la locandina della mostra "Giorgio Casali" che abbiamo visto a Verona e che merita un post tutto suo. Prossimamente...
Ecco un'intervista dell'anno scorso.
Il bianco e nero mi piace, io ho solo una piccola digitale e ogni tanto mi diletto, pastrocchio un po', ma raramente mi esce fuori qualcosa che non mi vergogno a mostrare in giro... ^_____^
RispondiEliminaIl BN aiuta a concentrarsi sulla composizione della foto e lascia allo spettatore la possibilità di interpretare la scena senza distrarsi troppo.
RispondiEliminaPer te che hai una piccola digitale può essere anche un alleato:
1) aiuta a ridurre la sensazione di disturbo digitale (solitamente molto presente nelle compatte) facendolo sembrare raffinata grana da pellicola
2) ti permette di giocare con i contrasti tra bianco e nero dove nella versione originale a colori avresti solamente una bassa gamma tonale.
Grazie di aver condiviso le tue idee nel nostro blog e dimenticati la vergogna: il modo in cui si guarda in macchina è diverso per ognuno di noi quindi anche nei tuoi scatti può esserci qualcosa di bello e originale :)